Il termine, etimologicamente parlando, deriva dal latino “voluntas-atis”, che significa volere.
Ma cos’è la volontà?
Non possiamo sminuire questo concetto solo come sinonimo di volere.
Il Treccani ci dice che la volontà è “la facoltà e la capacità di volere, scegliere e realizzare un comportamento idoneo al raggiungimento di un fine determinato”.
Bene, la risposta è già molto esaustiva di suo; quindi, non è nient’altro che prendere con forza determinate scelte rispetto a delle altre.
È un concetto che si lega molto con la libertà a mio avviso.
In maniera spicciola, mi prefiggo di raggiungere uno scopo, qualsiasi esso sia (un luogo, un obiettivo professionale, uno sociale), non importa quale, scelto con piena libertà da me e faccio di tutto, con delle scelte libere, per raggiungerlo. Ecco perché, secondo me, i due elementi sono strettamente legati fra di loro.
Ma se sulla libertà abbiamo avuto modo di parlarne, torniamo al concetto di oggi: la volontà.
Ho scritto che è la capacità di scegliere, volere e realizzare un comportamento idoneo.
Per i nostri lavori mi soffermerei su questi pochi verbi. In più, aggiungerei un concetto molto diffuso, a volte anche abusato, che è quello della “forza di Volontà”.
Considerate che lo stesso Einstein affermava che la volontà e la sua forza fosse più potente della forza motrice del vapore, di quella elettrica, di quella atomica, messe assieme. E detto da lui possiamo ben capire quanto possa essere determinante nella vita delle persone, se usata nel modo giusto.
Abbiamo parlato di scelta.
Quando ci fissiamo degli obiettivi, dobbiamo necessariamente imporci delle scelte e dei comportamenti. Se voglio raggiungere la laurea, ad esempio, devo fare la scelta di studiare. Così come per tutte le cose della nostra vita.
Ma qui, all’interno del Tempio, non possiamo solo riferirci a quello che accade nella vita di tutti i giorni; qui siamo per un determinato motivo, quello di migliorarci. Capite bene che anche questo è un obiettivo, anzi è l’obiettivo per cui teoricamente dovremmo entrare tra queste mura.
Scegliere quindi, ma scegliere cosa? Scegliere ed imporci di fare dei comportamenti più virtuosi e meno viziosi, ad esempio.
In filosofia non si parla mai di “non scelta” perché, anche quando decidiamo di non scegliere, stiamo in realtà scegliendo di non arrivare a quell’obiettivo.
Anche noi, quindi, quando di fronte ad una scelta rimaniamo in impasse, stiamo comunque scegliendo.
Precedentemente, parlando del bello, ho fatto un esempio riferito ad un allenamento per migliorare il nostro aspetto interiore: parlavo di palestra interiore.
Bene, a mio avviso se il bello è l’obiettivo che ci accomuna, la volontà o la forza di volontà, è il mezzo (il muscolo) che ci permette di arrivarci. Come facciamo in palestra, dobbiamo allenare questo muscolo, perché la forza di volontà non è innata e non possiamo passare dal non fare niente ad essere “iperattivi”.
In palestra, se solleviamo carichi troppo elevati fin da subito, otteniamo l’effetto opposto a quello sperato, anzi rischiamo seriamente di farci male. È come per gli esercizi, dobbiamo abituarci a poco a poco ad incrementare la nostra forza di volontà.
C’è un libro che vi consiglio, che si intitola “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale, che parla del cambiamento nella vita di ogni giorno.
In sostanza, la protagonista dopo una crisi iniziale della propria vita, si impegna per dieci minuti al giorno, non di più, a fare qualcosa di nuovo. All’inizio quei dieci minuti le sembrano un’eternità ma questo piccolo cambiamento giornaliero, le permetterà nel giro di un anno di stravolgere totalmente la sua vita.
Allo stesso modo noi, dobbiamo allenarci ogni giorno a fare piccole, anche piccolissime scelte che ci permettano di migliorare e di accrescere la nostra forza di volontà al fine di raggiungere il nostro obiettivo in maniera più agevole.