Non poteva esserci immagine più rappresentativa per poter spiegare ciò che in tre anni di esistenza di questa rivista si è più volte cercato di trasferire con gli articoli, con le poesie e con i podcast e d’altro canto non poteva esserci personaggio più significativo di Sant’Agostino per poter avvicinare questi concetti ad un mondo occidentale prettamente cristiano che sembra aver dimenticato che all’interno della propria dottrina esistono gli stessi simboli, le stesse immagini e gli stessi pensieri espressi da “mistici” di altre tradizioni.
Sappiamo benissimo che Agostino, prima di essere cristiano, era stato Manicheo e che avesse dunque una visione del mondo molto diversa da quella che oggi un cristiano possa mai avere; questo è accentuato poi dal periodo storico in cui Agostino ha vissuto, certamente non paragonabile ad oggi. Tuttavia, proprio il periodo storico e le conoscenze acquisite in ambito extra cristiano, lo hanno indubbiamente portato a maturare un pensiero che è simbolo della Verità così come è stata assimilata da eminenti filosofi e soprattutto da grandi mistici cristiani, mussulmani e di tutte le realtà umane fin ad oggi espresse in questo mondo.
In questa bellissima tela di De Champaigne, Agostino d’Ippona viene rappresentato già come vescovo cristiano, ma al di là degli orpelli che ne contraddistinguono la forma umana, è chiaro che l’autore vuole far soffermare l’osservatore allo sguardo di Agostino verso la Veritas. Ecco, questo è l’atto di contemplazione che spesso abbiamo richiamato su Theoria, legato al grado di Epoptes e quindi di Compagno d’Arte. Da notare, tra l’altro che la testa è infiammata non dalla parte della Veritas, ma dalla parte in cui Agostino sorregge il cuore con la mano sinistra. È un cuore infiammato, simbolo dell’Intelletto Divino agente che è stato acquisito, indubbiamente attraverso pratiche di purificazione, e che infiamma di riflesso il cervello, ovvero la parte razionale dell’uomo.
Pertanto, è chiaro che il messaggio principale del dipinto sia quello che la Verità, o comunque quel Principio primo dal quale vengono emanate tutte le cose e che noi chiamiamo Dio, non può essere razionalizzata. Per far si che l’uomo possa comprendere, la Veritas influenza il cuore, ovvero l’intelletto dell’uomo che riflette a sua volta l’immagine alla ratio.
Solo attraverso questo processo, la Veritas e quindi l’Influenza Divina si manifesta in questa realtà e questo è ciò a cui è chiamato l’uomo di desiderio.