Vorrei parlarti della solitudine oggi.
Si, perché ascoltando questa musica
è proprio di lei che mi ricordo.
Ma per quanto possa sembrare triste,
eppure, non lo è.
È più un senso di pace,
è più un silenzio
che parte da una nota
e finisce nel vuoto.
Non so spiegarti questo vuoto,
non so nemmeno come riesco a comprenderlo.
So solo che non lo conosco abbastanza
e che per conoscerlo ho bisogno
proprio di lei: della solitudine.
Credo proprio di amarla
e per questo la ricerco sempre.
È un mezzo,
è lei che mi porta più vicino al vuoto
dove finalmente posso dire di esistere,
dove comprendo,
ma so che ancora non conosco,
che ancora non sono quel vuoto.
é stato pubblicato il primo volume di
FLORILEGIUM
Raccolta di scritti della Rivista di Studi Esoterici THEORIA
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« Vorrei parlarti della solitudine »
Ma è il napoletano in me
che ne conserva il ricordo,
un giovanissimo ragazzino
che ha il sopravvento.
Mi sovviene di
QUANN’ERO GUAGLIUNCIELLO
Ddoce è ‘a nuttata quanno
a fora, ‘o vient’ soscie forte.
Me stregn’ sott’ ‘e cuperte
e m’addormo penzanno.
Penzo a comm’era bello
quann’ero guagliunciello.
Traduco:
Quando ero guagliunciello.
Dolce è la nottata quando
di fuori, il vento soffia forte.
Mi stringo sotto le coperte
e mi addormento pensando:
Penso com’era bello
quando era guagliunciello
In quella “nottata” c’era
il mondo intero
con la musica del vento
e il freddo delle sue note
di un silenzio vagheggiato
da grande
In gran parte della Campania ragazzo in dialetto si dice guaglione (vaglione o uaglione).
Questo termine, come tantissimi altri della lingua napoletana, ha origini molto antiche. Il guaglione era l’aiutante (giovane) nel lavoro dei campi: questo è infatti il significato della parola francese (g)uagnor in cui è stata individuata l’etimologia di guaglione.
Dal francese si spiega quindi la derivazione di guagnone, da cui poi in area napoletana si è avuto guaglione: in questa forma la parola si è affermata con il significato generico di ‘ragazzo’. E il ragazzino è il guagliunciello della breve poesia.