Un bambino nudo tende la mano a una rosa gialla che sboccia da un albero, allo stesso modo “Aleph si estende creando l’illusione dell’alto e del basso”.
È la divina follia che unisce i due antipodi dell’universo, l’alto e il basso della Tavola di Smeraldo, che si fondono superando ogni separazione.
Sembrerebbe incosciente affidare a un bambino un lupo incluso di zanne, artigli, puzza di pelo di cane bagnato e tanta fame; allo stesso modo è improbabile che un lupo non approfitti di una preda così facile (forse è lui il “matto” di cui parla la carta).
È l’apoteosi della serendipità, della Volontà che tanto si è perfezionata da risuonare con quella della Divinità, al punto da stupire e stupirsi (di non essere stati sbranati da una belva feroce, per fare un esempio).
Il lupo è simbolo della furia potenziale dell’intero universo, ammansita e governata dalla semplicità della noncuranza stoica del bimbo-Mago; in effetti il Matto è un piccolo Re Salomone che sperimenta con sbalorditivo successo, data la tenera età, un’evocazione goetica, seguendo il consiglio di Agrippa:
“Occorre infine rimarcare che chiunque opererà intellettualmente sugli spiriti maligni, potrà asservirli mercé il dominio esercitato dagli spiriti benigni; ma colui che opererà solo mondanamente, sarà condannato alla geenna.”
(Paura eh… ma non per il Matto!)
Il Matto non è matto in sé, lo è per gli altri, che lo vedono come un forsennato coi paraocchi. Non sanno che l’unica cosa di cui si cura è la rosa della Volontà, perché sa che è l’unica cosa di cui deve curarsi. Non per egoismo, ma per l’infinito amore che nutre per lui stesso e, va da sé, il mondo intero.
Il giallo che pervade la carta è il colore dell’Aria, elemento a cui corrisponde la lettera Aleph, che a sua volta corrisponde a questa carta. L’aria filosofica è quel soffio che pervade ogni cosa, senza discriminare tra una porta aperta e una chiusa, quel medium per diffondere odori nel bene (profumo) e nel male (puzza) e anche quel “gancio” (Vav del Tetragramma) che regge comicamente il Matto dalle brache, salvandolo poco prima precipitare in un burrone.
Bisogna ringraziare il Matto, per averci insegnato quanto può essere facile e divertente sostenere il peso del mondo come Atlante.
Caput Mortuum e il Matto dei Tarocchi
In alchimia il Sale è uno dei Tre Principi, presenti sia nel cosmo sia nell’uomo: una triade mistica, composta dal sale, dal mercurio e dallo zolfo. Benché si presenti come una polvere bianca, inerte, il sale è uno dei grandi misteri e simboli dell’iniziazione. Nella tradizione alchemica esso era l’emblema di un patto sacro che non poteva mai essere rescisso, simile a quello che il neofita stringeva con la sua scuola o il suo maestro. «Il patto di sale» di cui parla l’Antico Testamento potrebbe avere un significato diverso da quello che gli viene di solito attribuito. Il Nuovo Testamento è meno evasivo al proposito: in Matteo, infatti, «sale della terra» sono gli eletti, ossia gli iniziati e non, come si tende oggi a pensare, quanti sono poco più che semplici contadini. Nei secoli lontani gli eletti sedevano al posto d’onore, «più in alto del sale», perché avevano conquistato il sale che avevano dentro di sé. Come si spiegherebbe altrimenti tutta l’importanza che nei convivi medievali veniva attribuita al salinum, ossia alla saliera? […]
Gli alchimisti ponevano talora a emblema del sale il più semplice di tutti i sigilli: un minuscolo quadrato ☐ o un piccolo rettangolo. Con quelle quattro linee che descrivono uno spazio vuoto – come lo spazio fra l’Aria e l’Acqua – intendevano delineare i misteri dei quattro elementi o disegnare una bara.
C’è forse un nesso fra il sale e la morte? Un altro sigillo del sale – usato con frequenza nei gruppi alchemici rosacrociani – era un cerchio tagliato a metà da una linea orizzontale Θ . Quel sigillo deriva dalla theta maiuscola di Thanatos, che in greco significa «morte».
In numerosi testi alchemici il sale rappresenta il processo mentale, che è un processo di morte. Il sale è il residuo dell’attività spirituale che avviene nella nostra testa: come nelle triade alchemica, è la scoria che resta quando la vita è volata via, è il cranio, il caput mortuum, la polvere bianca residua dopo l’estrazione dell’oro. È la cenere del pensiero.
Quando la testa – o la sua attività spirituale che chiamiamo mente – RAGGIUNGE IL PUNTO IN CUI NON È PIÙ IN GRADO DI CAPIRE, in cui l’ordine dell’universo sembra frantumarsi, allora produce LACRIME SALATE [1].
Il Caput Mortuum è una fase della Prima Opera alchemica detta Nigredo che ora descrivo.
Al termine della Congiunzione delle Due Nature, la sostanza liquida viene colata (“liquazione”) e lasciata raffreddare; si solidifica così in un lingotto sul quale si effettua la Separazione, rappresentata da un energico “colpo di martello” che separa la parte “regolina”, pura, del lingotto dal residuo, o Caput Mortuum.
Materialmente, la reazione che si è compiuta viene indicata come “preparazione del regolo marziale stellato d’antimonio”: il solfuro d’antimonio, reagendo col ferro, ha ceduto il suo zolfo a quest’ultimo, trasformandosi in antimonio puro (detto “regolo” nell’antica terminologia chimica); il ferro, unendosi allo zolfo, si è trasformato in solfuro di ferro (caput mortuum), ovvero il metallo è “retrogradato” alla sua originaria natura minerale (pirite).
Il Caput Mortuum, dopo la Separazione, si presenta come terra nera e “diseredata” che bisogna ben guardarsi dal gettare via.
Materialmente queste scorie sono composte da solfuro di ferro (il metallo “retrogradato” a minerale) e da carbonato di potassio.
Le scorie vengono sottoposte a deliquescenza all’aria umida della notte e si ossidano progressivamente. Quindi, per lisciviazione, si ottiene da queste scorie un Terzo Sale, fondamentale per la Terza Opera: si tratta del Sale Armoniaco o Sale d’Armonia (è il principio Corpo, che andrà a costituire uno dei componenti dell’uovo filosofale; talvolta è chiamato anche Zolfo Bianco [2].
IL TERZO SALE È IL BAMBINO NUDO che tende la mano a una rosa gialla che sboccia da un albero: allo stesso modo “Aleph si estende creando l’illusione dell’alto e del basso”.
È la divina follia che unisce i due antipodi dell’universo, l’alto e il basso della Tavola di Smeraldo, che si fondono superando ogni separazione [3].
IL BAMBINO NUDO È L’AGNELLO, LA LAMPADA DELL’ONNIPOTENTE DIO.
« Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria. Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); e in lei si porterà la gloria e l’onore delle nazioni. E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello. » (Ap 21:24-27)
[1] http://www.tarocchidellavita.it/arcano-numero-dodici.html
[2] https://www.labirintoermetico.com/01Alchimia/gioco_oca_alchemico/gioco_oca_alchemico.htm
[3] https://mail.google.com/mail/u/0/#all/FMfcgzGtxStmFDtPxSzmjbGJgrRLFPlf
By Barbeau