Ancora oggi mi sto chiedendo il senso della mia esistenza.

Perchè sono qui? C’è un progetto per me? Qual’è?

Dove e quando accadrà l’attimo di esistenza assoluta per la quale ho vissuto fino ad allora? Dopo cosa ne sarà di me?

Ho sempre pensato che ognuno di noi nella vita ha un qualcosa da fare, un progetto per il quale noi esistiamo.

Tutto porta ad un punto. Tutto ha una direzione.

Provvidenza nel libero arbitrio. Ecco cosa intendo.

Qualsiasi siano le mie, le tue scelte o di chiunque altro, queste comunque hanno una direzione universale.

Immagino una linea (la mia vita) che va avanti nel tempo. Questa linea cambia direzione in ogni mia scelta. Destra, sinistra ma comunque sempre in avanti. S’interseca con la linea della vita di altre persone e poi si allontana. Viaggia in parallelo con altre e segue la direzione di qualcuna. Questo è il mio libero arbitrio. Posso muovermi come voglio ma sono comunque costretto ad andare avanti dal tempo.

Insieme alla mia vita, tutte le altre vite vanno avanti e seguono le loro direzioni.

Tutto quest’incrociarsi di linee viaggia dentro ad un tubo (il tubo universale) che è la direzione unica, essenziale dell’esistenza. Questo è quello che io chiamo Provvidenza ovvero il “progetto di Dio”.

Nell’infinità di questo tubo ci sentiamo liberi di scegliere senza renderci conto di andare comunque verso quel punto finale.

Non voglio minimizzare ciò che è la nostra esistenza ma sicuramente questo serve a pensare che ognuno ha un senso. E spiegherò il perché.

Molte volte ho pensato che basterebbe anche solo un sorriso, una carezza, un abbraccio per dare un senso alla tua esistenza. Com’è anche vero che pure le cose negative abbiano un senso.

Questi gesti o eventi che accadono servono in qualche modo a dare un input a chi le vive anche se dall’esterno.

Faccio un esempio: cammino per la strada e mentre sono assorto in un pensiero negativo passa d’avanti a me una persona sconosciuta che ride da matti. Quel pensiero negativo si dissolve per un attimo dalla mia mente e quella risata mi coinvolge cambiando il mio stato d’animo.

Da qui parte una serie di eventi che poi cambia la direzione di una mia scelta. Quella risata è servita a qualcosa e magari quella persona esiste solo per avermi fatto cambiare scelta con una semplice risata che, tra l’altro neanche mi riguardava.

Questa serie di eventi che scatta dentro di me mi porterà ad agire in modo da orientarmi sempre dentro al tubo universale e magari mi porterà a sorridere ad una persona che in quel momento ne aveva bisogno, facendo scattare in essa lo stesso procedimento che era scattato precedentemente in me. Quel sorriso che ho fatto a quella persona era lo scopo della mia vita, l’attimo di esistenza assoluta che dovevo vivere.

Qui sorge il mio dubbio: che senso avrà dopo la mia vita? Non ne ho idea!

Sicuramente nessuno può capire di aver vissuto quest’attimo. Possibilmente io l’ho già vissuto. Anzi, credo di poter dire che io l’ho sicuramente vissuto e molto probabilmente ne ho vissuto più di uno.

Allora continuo a chiedermi se il mio agire è giusto, se il mio pensare è sano, se quello che dico è vero. Tutto questo me lo chiedo perché vorrei essere utile per più persone; in modo da portare più persone a capire insieme a me cos’è e qual’è il senso di tutto quello che viviamo. Affinché gli altri possano cercare la verità e magari trovarla.


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3 Replies to “L’attimo di esistenza assoluta”

  1. Concordo sul fatto che, più o meno consapevolmente interagiamo l uno con l altro,. Se non ci fosse inrerazione, non ci sarebbe stimolo alcuno verso il bene.. Allora mi chiedo :_ Se il senso della mia vita è aiutare e ciò è bene, cone posso migliorare nell aiuto altrui? Aiutare significa avere compassione, avendo cura e rispetto dell altro, ma ciò include anche tolleranza, sensibilità, benevolenza.? Meglio allora comprendere che giudicare. Comprendere esprime un apertura verso l altro, al contrario, il giudicare definisce, circoscrive, delimita, assolutizza. A mio avviso dunque, è necessario coltivare in noi l apertura mentale. Il nostro limite è il nostro giudizio, spesso frutto di orgoglio e superbia.

    1. Carissimo Cesare,
      grazie come sempre per i tuoi commenti!
      Il concetto dell’aiutare l’altro è indubbiamente qualcosa che ci induce a capirne il bisogno, ma riteniamo che il modo migliore per aiutare l’altro è quello di divenire noi stessi ciò che siamo veramente.
      In tal modo, non facciamo altro che renderci parte attiva del Piano Divino e pertanto operiamo nel bene. Pertanto, non è molto necessario il “comprendere”, ma più che altro l’essere.
      Nel nostro “essere” ciò che siamo, indubbiamente aiutiamo l’intera umanità e in generale l’armonia universale la quale si manifesterebbe attraverso di noi.
      Ecco perché è necessario un percorso Iniziatico: perché ci dà i mezzi, attraverso la simbologia ed i rituali, di tornare al nostro “essere” ed in tal modo compiere quell’atto di esistenza assoluta di cui si parla nel post.
      Un caro abbraccio!

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